Forum Compraverde, La Cascina: “Parlare di sostenibilità della ristorazione collettiva è auspicabile, ma occorre coinvolgere tutti gli stakeholder”
Coinvolgimento di tutti gli stakeholder e dei ministeri interessati alla definizione dei Criteri Minimi Ambientali, ridefinizione delle formule per l’aggiudicazione di un appalto, dialogo tra stazioni appaltanti e operatori del mercato ai fini dell’individuazione preventiva dell’equilibrio tra standard richiesti e risorse disponibili, formazione mirata della P.A. e degli operatori, una reale sostenibilità non solo ambientale ma di “sistema” nel medio e lungo periodo. Sono stati questi i principali temi intorno ai quali ha ruotato l’intervento di Emilio R. Fusco, Direttore commerciale del Gruppo La Cascina.Invitato a partecipare al workshop “Cosa serve per una ristorazione collettiva sostenibile?”, promosso all’interno del Forum CompraVerde-BuyGreen al Salone delle Fontane di Roma (12-13 ottobre 2017), il manager dell’azienda leader nella ristorazione collettiva ha colto l’opportunità per sollevare alcuni fondamentali quesiti intorno alla sostenibilità dei Criteri Minimi Ambientali (CAM), auspicando che possano essere individuati con il fattivo coinvolgimento di tutti i player operanti nel settore.
Al tavolo di lavoro era presente anche Riccardo Rifici, responsabile della sezione certificazione ambientale e Green Public Procurement (GPP) per il ministero dell’Ambiente. Dopo aver tracciato un breve excursus normativo sul recepimento italiano delle direttive comunitarie inerenti il Green Public Procurement (protocollo che indica “quei prodotti e servizi che hanno un minore o un ridotto effetto sulla salute umana e sull’ambiente rispetto ad altri prodotti e servizi utilizzati allo stesso scopo), Emilio R. Fusco ha posto l’accento sulla condivisibilità di prevedere standard diversi in relazione alla tipologia di utenza, ma al contempo segnala la necessità di intervenire sulla struttura e sul merito dei nuovi CAM, le linee guida per il corretto recepimento del GPP, all’indomani dell’approvazione dei decreti attuativi.
“Invece di effettuare una approfondita verifica circa lo stato di recepimento e le eventuali criticità rinvenienti dalla applicazione dei primi CAM, siamo in una fase di probabile stravolgimento degli standard in uso – ha spiegato il Direttore commerciale del Gruppo La Cascina – Il che potrebbe arrivare a compromettere la sostenibilità del progetto GPP”.
“L’approccio ai CAM – ha proseguito Fusco nella sua riflessione – potrebbe essere di due tipi: o si punta al graduale recepimento delle direttive comunitarie, sulle quali peraltro l’Italia è avanti rispetto a molti paesi europei, oppure si corre il rischio che ogni azienda segua un percorso non strutturato e di profilo non adeguato ad un mercato fortemente selettivo”.
Per il manager della Cascina il limite “è anche nel mancato coinvolgimento di tutti gli attori della filiera, come i ministeri dell’Istruzione e dell’Università, dell’Agricoltura, dello Sviluppo economico”. Si è creato così un cortocircuito: i dicasteri, mancando uniformità di indirizzo, nella migliore delle ipotesi affrontano la stessa materia ma in modi spesso completamente diversi e talvolta contrastanti.
“Il biologico è uno dei problemi da affrontare con urgenza – ha chiarito Emilio R. Fusco – perché, mentre in passato erano indicate le percentuali di bio da utilizzare nelle mense, oggi si parla più di alternanza durante la settimana, senza specificarne le quantità”. Per il direttore commerciale del Gruppo la Cascina ciò ha mosso alcuni interrogativi sul reperimento delle materie nel mercato e sul fabbisogno alimentare dei piccoli utenti. “Milioni di pasti, erogati quotidianamente senza una corretta pianificazione delle attività produttive nel medio-lungo periodo, finiscono per incidere sulla sostenibilità globale”.
Inevitabile la conclusione del suo intervento: “Senza sostenibilità globale non potrà esserci sostenibilità aziendale e tantomeno ambientale”. “Avremmo auspicato che l’adozione di standard così impegnativi fosse accompagnata da un sistema incentivante per una ristorazione collettiva più sostenibile e invece ciò che assume particolare rilievo nella nuova formulazione è il sistema sanzionatorio che per definizione si applica su qualcosa che non è funzionato. Non sembra un nuovo inizio all’insegna dei migliori auspici”.